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Influenced bespoke: Icone italiane – Vittorio Gassman
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 584 comments /
  • Under : Culture

L’eleganza è una componente misteriosa, senza tempo, insondabile. Alcuni uomini particolari, però, sembrano averne posseduta in abbondanza nei gesti e nella vita ed esercitata in modo mirabile, senza sforzo alcuno.

Sono icone del nostro tempo. Uomini che hanno trasformato la loro esistenza, quasi senza rendersene conto, in un’opera d’arte che ancora oggi incanta e stupisce. In un percorso su misura, perfetto per loro e per ciò che volevano raccontare. Senza mai guardarsi indietro. L’essenza di un vero gentleman contemporaneo.

Vittorio Gassman, attore italiano.

Rappresenta la quintessenza del gentiluomo all’italiana. Saper vivere, savoir faire mescolati a un’eleganza nel vestire che diventa un tutt’uno con la persona che la indossa. Fino a confondere i contorni, contribuendo alla creazione di un’immagine indimenticabile.

Vittorio Gassman è stato uomo dai mille talenti, attore, regista, sceneggiatore, scrittore.Il suo amore più grande, insopprimibile, è stato però il teatro – ed è lì che riusciva a sentirsi se stesso più che mai: sul palco, quando le parole fluivano e la platea rimaneva in silenzio nel buio. La passione che lo guidava nella vita fiammeggiava da ognuna delle sue opere, delle sue interpretazioni, ammaliando gli spettatori che rimanevano senza parole. Il suo stile era semplice, lineare, quasi noncurante – ma, allo stesso tempo, impeccabile e difficile da replicare. Capace di risultare estremamente elegante sia in completo di lino con cravatta sia con una semplice maglietta bianca, il suo sguardo penetrante e pieno di vita riusciva a rendere memorabile ogni cosa.

Vittorio Gassman è stato la prova vivente che non è l’abito a trasformare un uomo, ma è l’uomo stesso che plasma i suoi vestiti fondendoli con la sua personalità – tanto è unica e istrionica, tanto più risulterà elegante anche indossando capi semplici.

Nelle sue foto off-duty, fuori dalle scene, ritratto con una delle sue numerose mogli – tutte attrici – lo vediamo indossare un paio di blue jeans, camicia bianca sbottonata e quello sguardo obliquo, irresistibile. Un marchio di fabbrica, il suo sguardo penetrante, che diventava uno specchio sulla sua anima: artistica, tormentata, torbida, geniale. Iconica. Su misura.


Influenced bespoke: Icone italiane
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 312 comments /
  • Under : Culture

L’eleganza è una componente misteriosa, senza tempo, insondabile. Alcuni uomini particolari, però, sembrano averne posseduta in abbondanza nei gesti e nella vita ed esercitata in modo mirabile, senza sforzo alcuno.

Sono icone del nostro tempo. Uomini che hanno trasformato la loro esistenza, quasi senza rendersene conto, in un’opera d’arte che ancora oggi incanta e stupisce. In un percorso su misura, perfetto per loro e per ciò che volevano raccontare. Senza mai guardarsi indietro. L’essenza di un vero gentleman contemporaneo.

Marcello Mastroianni, attore italiano. 

Non ha quasi bisogno di presentazioni. Il suo nome, nel corso degli anni, è diventato sinonimo di classe e il suo stile è ritenuto, a ragione, uno dei più straordinari del secolo scorso. Sapeva incantare con lo sguardo, ipnotizzare con un gesto, esprimere un intero discorso col solo cenno di un sopracciglio. La sua sobrietà nel vestire, illuminata a tratti da qualche accessorio stravagante, è divenuta leggendaria. Il cappello, il papillon, la giacca doppiopetto, gli occhiali da sole con la montatura squadrata…un modo di vestire senza ostentazioni e defilato, che volutamente si ritira dal clamore del tempo.

Lo stile di Mastroianni è fortemente italiano e parla di lui, in ogni dettaglio. Nel risvolto di una giacca, nella piega della camicia rigorosamente bianca è scritta la sua storia – unica, personale. Quella di un ragazzo nato a Fontana di Liri (Frosinone) nel 1924 e trasferitosi poi, ancora bambino, a Roma. Qui, la sua carriera nel cinema comincia a costruirsi passo dopo passo: comparsate, brevi ruoli, anni di tenacia e passione. Il film che lo consacra è “I miserabili” di Riccardo Freda.  Attore feticcio di Fellini, che per lui voleva solo abiti rigorosamente su misura, Mastroianni ha camminato nell’Olimpo delle star con la noncuranza leggera di chi sembra trovarsi lì quasi per caso – ma che sa già che deve essere in grado di trarne il meglio possibile.

Marcello Mastroianni era un uomo d’altri tempi, nato in un secolo che stava già cambiando. È riuscito ad attraversarlo con un fascino unico, imponendosi come icona di stile in modo sussurrato, film dopo film, apparizione dopo apparizione. I suoi amori – numerosi, passionali, intensi – non sono stati vissuti sotto le luci della ribalta, bensì custoditi, consapevole del fatto che tutti ne avrebbero parlato comunque – e allora il vero lusso, il suo, stava nel tenerlo per sé fino a quando avrebbe potuto.

Il suo testamento spirituale, “Mi ricordo, sì…mi ricordo”, è un inno alla vita e alla libertà personale da cui ciascuno di noi può trarre spunto.


Jeans fino alla fine        
      
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
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  • Under : Culture

La camicia di jeans. Un capo pratico e interessante, a torto considerato dai più come banalmente sportivo e poco affascinante. Amata dai maestri assoluti dell’eleganza, come l’avvocato Gianni Agnelli – che prediligeva portarla con le maniche rimboccate – la camicia di jeans è stata nel tempo elevata a indumento principe per ottenere uno stile effortless ma di classe indiscutibile. Diversi stilisti di moda maschile l’hanno portata in passerella, negli ultimi anni, perlopiù abbinata al completo scuro, per un effetto allo stesso tempo straniante e perfettamente coerente.

Il suo punto di forza sta nell’unire il materiale più versatile in assoluto – il jeans – con uno dei tagli più eleganti, quello della camicia da uomo: questo la rende perfetta sia per il classico look da tempo libero, con mocassini e bermuda di tela, sia abbinata a un completo dal gusto sartoriale che diventa immediatamente più informale e personale. Una cintura di cuoio o in pelle completa il tutto in modo impeccabile.

Indossata sopra a una t-shirt bianca a maniche corte, con un paio di occhiali a specchio, la camicia di jeans si trasforma nella quintessenza del sogno americano: evoca immediatamente spazi infiniti, il caldo clima del deserto e una lista potenzialmente senza fine di avventure che si stagliano davanti a noi. Abbinata a una giacca di lino, questo capo mostra il suo lato più scanzonato ma anche elegante, definendo il look ideale di un uomo dinamico che si sposta da un appuntamento di lavoro a un meeting senza rinunciare allo stile.


Quanto sai di te stesso, se non ti sei mai battuto?
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
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  • Under : Culture

È, questa, una delle frasi più celebri del film cult “Fight Club”, che metteva mirabilmente in scena l’importanza del sapersi mettere in gioco – anche con metodi a volte poco ortodossi – per poter arrivare a conoscere la propria vera natura, traendo da questo continuo “gioco delle parti” nuove energie, nuove ispirazioni e nuove prospettive.

La lucha libre – lotta messicana – fa capo al wrestling e nasce in Messico negli anni Trenta. Rispetto a quest’ultimo, è molto più veloce e maggiormente coreografica, a discapito dello sfoggio di forza fisica che è invece prerogativa del wrestling americano.

I luchadores si distinguono per la loro allure fortemente teatrale e per le màscaras sgargianti e iconiche che portano sul volto. La maschera, per un praticante di lucha libre, rappresenta l’identità ed è da difendere a ogni costo. Infatti, la somma onta per chi perde un match è quella di essere costretto a smascherarsi – letteralmente e metaforicamente – davanti a tutti, rivelando la propria identità e perdendo tutte le caratteristiche del proprio personaggio, che dovrà ricreare ex-novo.

I luchadores più iconici di tutti i tempi portano scritta la loro caratteristica distintiva già nel “ring name”. El Santo, El Solitario: sono questi personaggi – in bilico tra supereroi sui generis e gentiluomini vecchia maniera, focalizzati sull’onore e sul rispetto delle regole – a essere entrati nell’immaginario collettivo di generazioni di appassionati.

La lucha libre è una pratica che ha letteralmente attraversato le epoche – e da queste ha attinto nuovi stimoli e a queste si è adattata, in un combattimento ad armi pari dove si può trarre vantaggio perfino dalla forza stessa dell’avversario. El Santo, uno dei lottatori più noti, ha iniziato la sua carriera proprio quando la lotta libera era agli albori. Sono seguiti infiniti successi e vittorie fino al ritiro dalle scene nel 1982, col passaggio di testimone al figlio, che prende il nome d’arte El Hijo del Santo. Poco prima dell’addio, El Santo si toglie la maschera per la prima volta in televisione: è un gesto simbolico, il regalo della sua vera identità a tutti coloro che lo hanno seguito e sostenuto. Anche la carriera di Huracan Ramirez è stata longeva  e costellata di vittorie: un personaggio così solido e amato da essere stato protagonista di ben otto pellicole cinematografiche. El Solitario, un altro indimenticabile lottatore, ha cominciato a battersi sul ring a soli quattordici anni, nel 1960 – e ha continuato fino alla sua morte, nel 1986.

Ciò che colpisce, nelle loro storie, è quanto la lucha libre sia realmente un percorso lungo una vita. Figli della loro epoca, che metteva determinazione e onore al primo posto, i luchadores storici hanno vissuto la lotta come una scelta che non può essere recisa, un modo nobile per esprimere se stessi che va onorato fino in fondo.

In che modo? Creandosi un’identità che è tanto più reale quanto più diventa istrionica e plateale. Infatti, attraverso la costruzione della sua gimmick (personaggio, nel gergo della lucha libre e più in generale del wrestling) e l’uso della maschera, il lottatore realizza il paradosso: nascondendo la sua personalità, può veramente mostrarsi per quello che è, con le sue contraddizioni e i suoi punti di forza.

Nella lucha libre, lo spettacolo e la lotta – fortemente scenici, volutamente caricati e intensi – sono in realtà solo un pretesto per mettere in scena quella che è la vera natura di tutti: indefinibile, multi sfaccettata e contraddittoria – e, proprio per questo, unica e inimitabile. Su misura.


Bespoke        
      
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
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  • Under : Culture

“Bespoke” e’ uno dei termini-culto nel mondo dell’abbigliamento maschile. Non sempre utilizzato nel significato corretto pero’, che e’ quello di totale individualizzazione e non di mera personalizzazione.

Un capo “bespoke” verra’, se trattasi di un vestito, tagliato da un cartamodello concepito, a partire dal modello prescelto – mono o doppio petto, revers a dente o a lancia, punto dell’allacciatura della giacca et cetera – sulla base delle caratteristiche fisiche e delle misure del cliente, ovviamente del tutto individuali.

Se si tratta di calzature richiedera’ lo sviluppo di una forma tridimensionale che, nel rispetto delle misure del piede del cliente,  terra’ conto delle caratterisiche estetiche e del tipo da questi prescelti – punta tonda, squadrata, sviluppo piu’ o meno allungato, francesina, mocassino e  cosi’ via- sulla quale verranno disegnati e poi riprodotti bidimensionalmente i numerosi elementi di pelle di cui si comporra’ il modello, sia esso una coda di rondine, una norvegese o quant’altro.

La scelta del tessuto e della pelle, unico elemento che accomuna il “bespoke”, “su misura” in Italiano, ai servizi su ordinazione, tutt’al piu’ “made to measure” o “a misura”, non e’ dunque altro che un corollario dei ben piu’ individualizzanti elementi di cui sopra.

Interessante l’origine del termine, non certa e che si perde nei secoli. “Bespeake”, participio passato “bespoken”, significa predisporre, riservare, in definitiva ordinare e, se questo ha senz’altro attinenza con il tema che ci occupa, non basta a spiegare l’origine del termine.

Ebbene, puo’ darsi che semplicemente committente e artigiano, al termine del complesso procedimento d’ordine si dessero una stretta di mano e si dicessero “bespoken”, ordinato, e di li’ si sia definito “bespoke” il capo ordinato.

Una teoria accreditata e’ che, invece, capitasse frequentemente che un committente adocchiasse nella bottega un tessuto o un pellame che pero’ era gia’ stato ordinato da altri per la propria commessa e che dunque l’artigiano si trovasse costretto a dirgli che era gia’ “bespoken” cosi’ poi trasferendosi la definizione dal materiale al prodotto finito.

Comunque sia andata, evviva il “bespoke”, quello vero pero’.


Stilnovo: passato, presente e futuro
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
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  • Under : Culture

Incontri su misura. The Savile Club incontra Roberto Fiorato, Amministratore Delegato di Stilnovo, azienda che dal 1946 rappresenta l’eccellenza italiana nell’apparecchio luce.

Qual è il fascino insito nel creare apparecchi luce, rispetto a un qualsiasi altro complemento d’arredo?

Creare un apparecchio di illuminazione permette di offrire, tramite l’essenza della luce, la possibilità di variare la percezione degli spazi e la loro fruizione nelle diverse ore del giorno e della notte. Quasi come creare un ambiente mobile, in continuo movimento, che si adatta allo scorrere del tempo nel modo più indicato.

Pensiamo che possa essere molto complesso, in fase di creazione di una lampada, immaginare il modo in cui la luce accoglierà ed enfatizzerà in seguito lo spazio circostante. Come riuscite a effettuare questo processo di astrazione, ogni volta?

Solitamente, il progetto di una lampada parte proprio dallo studio di come la luce – a seconda dell’esigenza della persona e della fruibilità del luogo – andrà a costituire una parte importante dello spazio in cui verrà inserita e a chi ne usufruirà. Un processo di astrazione non facile, ma necessario per poter trarre il meglio dall’apparecchio luce.

Quali sono le ispirazioni principali a cui vi rivolgete, durante il processo di creazione?

Un certo rigore formale, la semplicità d’uso e l’utilizzo di materiali e sorgenti luminose sempre della migliore qualità sono i principi fondamentali che guidano la progettazione di ogni apparecchio.

La perfezione dei dettagli, la qualità delle finiture e del saper fare, l’eccellenza dei materiali sono le vostre pietre miliari. Questo fa di Stilnovo, ai nostri occhi, un perfetto prodotto “su misura”, costruito sui gusti e le attitudini di chi lo sceglie. Anche per voi significa questo?

In realtà, il prodotto Stilnovo nasce già come oggetto personalizzabile, su richiesta, per abbracciare totalmente le richieste di chi lo ha scelto. Una sola eccezione: i nostri prodotti iconici, per i quali l’assoluto rispetto della storia e degli stilemi pregressi è stato il primo punto che Stilnovo si è posta nel riproporli.

Nel primo punto del vostro Manifesto si legge: “Partire da un nome – Stilnovo – che è una promessa per il futuro, ma anche una garanzia dal passato”. Come si riesce mantenere il giusto equilibrio di passato, presente e futuro con un brand che ha un heritage così significativo?

Proprio pensando a come Stilnovo in passato sia stata tra le aziende che hanno portato l’innovazione nell’ambito della luce, così è sembrato naturale pensare che anche ora – in una fase di transizione tra vecchie e nuove fonti luminose quali i LED – Stilnovo potrà apportare il suo contributo dando spazio a nuove idee e a giovani progettisti.

Stilnovo è simbolo di eccellenza italiana all’estero, un perfetto mix di impagabile gusto italiano con un inconfondibile tocco cosmopolita. Come riuscite a mantenere questo dualismo in modo efficace?

Fortunatamente, in Italia è ancora presente una miriade di piccole imprese artigiane che Stilnovo utilizza e che garantiscono al prodotto, grazie alla lunga esperienza e conoscenza del settore, una vera qualità “italiana”, senza se e senza ma. Qualità che è, da sempre e per sempre, molto apprezzata all’estero.

Molti grandi nomi del design internazionale hanno preso parte al progetto creativo Siltnovo. Che cosa ha apportato ognuno di loro alla costruzione globale e al percorso del brand?

Pensando ai pezzi iconici della collezione, è interessante sentire i racconti di alcuni dei progettisti di allora e di come – negli anni ’70,in Stilnovo – avveniva la collaborazione tra designer e azienda. Il prodotto nasceva da un dialogo diretto con l’imprenditore, senza filtri particolari, tenendo conto delle capacità produttive dell’azienda, della sua conoscenza dei materiali e del suo possibile mercato.

La pittrice statunitense Georgia O’Keeffe disse: “Il mio primo ricordo è luce – la luminosità della luce – luce tutto intorno”. Quali sono i vostri ricordi legati al concetto di luce?

Ogni lampada realizzata comporta una particolare emozione alla sua prima accensione. Questo momento rimane nel ricordo di chi l’ha pensata e realizzata anche dopo molto tempo.


14 libri essenziali per un gentiluomo contemporaneo
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
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  • Under : Culture

Un gentleman si costruisce anche dalle sue letture, che devono essere su misura come tutto il resto. Ancora oggi, c’è poco altro che possa battere il libro giusto quando si parla di forma mentis, costruzione della personalità, aspirazioni e progetti.

Qui di seguito, la nostra lista per le letture che non possono mancare nella libreria di un gentiluomo contemporaneo.

“Il conte di Montecristo” – Alexandre Dumas

I momenti di luce e quelli di buio della vita di un uomo. Un libro ancora modernissimo, da cui imparare come da un’enciclopedia. Un racconto unico, forse il più straordinario che sia mai stato scritto.

“Il piacere” – Gabriele D’Annunzio

Andrea Sperelli ha ridefinito prepotentemente le caratteristiche del dandy contemporaneo. E le descrizioni dannunziane, così ricche di dettagli e particolari, sono un incontro a tu per tu con la Bellezza.

“L’arte della guerra” – Sun Tzu

Un testo essenziale, che lascia trapelare una saggezza millenaria da ogni frase. Un gentiluomo deve sapere con chiarezza anche quando, e soprattutto come, affinare le sue armi. Sempre con grande discrezione.

“Tenera è la notte” – Francis Scott Fitzgerald

Un libro di Fitzgerald è imprenscindibile – e questo è il suo romanzo più complesso, sofferto, oscuro. E ogni uomo deve saper scendere fino nelle profondità della propria psiche, per poi risalirne più forte di prima.

“Arancia Meccanica” – Anthony Burgess

Alex DeLarge era, a modo suo, un gentleman. Per ricordarci che i valori non sono qualcosa su cui è possibile negoziare.

“Meno di zero” – Bret Easton Ellis

Il manifesto di tutti gli enfants terribles. Un libro che è una contraddizione in essere, simbolo di quanto i nostri desideri e aspirazioni possano portarci in alto, così come distruggerci.

“Il giovane Holden” – JD Salinger

Un romanzo che non necessita di definizione. La costruzione di un gentleman allo stato nascente, un vademecum sulla vita che non propone consigli, ma racconta una storia. Unica, come la nostra.

“Galateo, ovvero l’arte del buon vivere” – Giovanni Della Casa

Le buone maniere si sono certamente evolute e modificate, dal lontano 1500. Una solida base vecchio stile, però, è qualcosa che non può assolutamente mancare.

“Il signore delle mosche” – William Golding

Rimane una delle migliori rappresentazioni allegoriche della società moderna. Ci racconta di quanto sia difficile discernere il proprio bene dal bene comune, di quanto sia a volte ambigua la solidarietà umana.

“La mia Africa” – Karen Blixen

Un racconto epico, epocale, grandioso. Per chiunque abbia provato il mal d’Africa – e, più in generale, la nostalgia – almeno una volta nella vita.

“Il rosso e il nero” – Stendhal

L’eterna lotta tra razionalità e sentimento. L’importanza di dosare questo dualismo ogni giorno, in ogni gesto. La difficoltà continua di adattarsi a una società in continua evoluzione. Dove e come trovare le risorse per riuscirci.

“Il delta di Venere” – Anais Nin

Una delle più grandi scrittrici mai esistite, capace di parlare delle donne da un punto di vista dichiaratamente maschile. Mantenendo sempre un sottile filo rosso squisitamente, sfacciatamente femminile.

“Siddartha” – Herman Hesse

Un vero e proprio libro di filosofia condensata dietro una storia apparentemente leggera e scorrevole. Il desiderio di tutti di raggiungere qualcosa di altro, altrove.

“V per Vendetta” – Alan Moore

Una graphic novel diventata iconica, la voce di un’intera generazione. Per lusingare quel pizzico di ribellione che c’è in tutti noi.


Murdock London: fare i barbieri come una volta
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 299 comments /
  • Under : Culture

Siamo tutti d’accordo: i tempi e le abitudini cambiano velocemente, ma recarsi dal barbiere è e rimarrà sempre un rito irrinunciabile. Le mille frenesie della vita quotidiana, per un paio d’ore, restano al di fuori della porta di ingresso e ciò che la fa da padrone sono le sensazioni: il panno caldo sul volto, la sensazione metallica delle forbici e del rasoio, l’odore leggermente pungente e – per tutti noi – carico di ricordi della schiuma da barba.

Il ritorno a quella che, in passato, è stata una vera e propria arte è oggi più vivo che mai. Sono numerosissimi, ormai, i barber shop che riprendono in toto la tradizione – strizzando però sempre l’occhio alla contemporaneità, con prese USB e possibilità di caricare i propri smartphone, in un connubio tra presente e passato che invece di risultare fittizio ne acuisce il fascino.

Murdock London viene considerato, a Londra, come una vera e propria istituzione. Apre il suo primo barber shop nel 2006 nel quartiere di Shoreditch, che proprio allora cominciava la sua corsa per diventare una delle zone più hip della città, e attualmente conta ben 6 negozi in tutta la City. L’obiettivo principale è stato, sin dall’inizio, quello di offrire i servigi su misura di un piccolo barbiere di provincia adattandoli alle esigenze di un gentleman contemporaneo: velocità ed eccellenza d’esecuzione, qualità assoluta dei prodotti e un environment retro ed evocativo.

L’alto gradimento da parte dei clienti nel corso degli anni ha portato alla nascita di una linea di prodotti per barba e capelli dedicata, che porta lo stesso nome del negozio e che si fregia – dalla scelta degli ingredienti al packaging esclusivo – di essere al 100% inglese.

Un luogo unico, dove la mascolinità d’antan viene esaltata e celebrata come merita, moderno ma con un retrogusto di rigore vittoriano che emerge inaspettatamente. Tra un taglio e l’altro, con un gradevole sottofondo di musica jazz.


Dettagli di stile:
i gemelli
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 59 comments /
  • Under : Culture

Fino a non molto tempo fa, il pensiero comune era che i gemelli da uomo andassero utilizzati solo per importanti interviste di lavoro e matrimoni (e altri eventi, diciamo sempre sociali, che riteniamo più opportuno non nominare in questa sede).

Niente di più fuorviante. I gemelli possono, da soli, cambiare il risultato di qualsiasi tipo di look, trasformandolo all’istante da mediocre a indimenticabile. Questo grazie alla loro classe assoluta e senza tempo che non smette mai di affascinare e che è una caratteristica intrinseca dell’oggetto, indipendentemente da ciò a cui viene abbinato.

Molti uomini temono di sembrare troppo pretenziosi o pomposi, indossando gemelli al di fuori di un’occasione definita ufficiale, ma la realtà è che possono trasformarsi in un segno distintivo del nostro stile personale, che ci farà ricordare anche molto dopo che abbiamo lasciato la stanza – meglio di una scia di profumo al vetiver.

I motivi per cui un gentleman di oggi può e deve sentirsi libero di indossare gemelli a suo piacimento sono molteplici e tutti molto interessanti. Per prima cosa, le donne adorano un uomo che indossa gemelli. Vengono calamitate dal suo fascino in modo irresistibile. Per una riunione informale in ufficio, provate a indossare un paio di gemelli in argento e smalto insieme al vostro solito completo. Vi accorgerete degli sguardi magnetici che attireranno, come calamite. I gemelli, inoltre, sono un ottimo modo per convincere chi vi sta di fronte – senza bisogno di proferir parola alcuna – che voi, sì, avete stile e gusto e lo avete da molto, molto tempo. E questo è fuori discussione.

Inoltre, diciamolo, le più grandi icone di stile maschile hanno fatto dei gemelli la loro firma. Da James Bond – per chi vuole restare sull’avventuroso – fino a Gianni Agnelli – per chi bada più alla sostanza che alla forma – tutti i grandi gentiluomini della storia indossavano i gemelli. In alcuni casi, come in quello dell’agente segreto più famoso al mondo, potevano anche trasformarsi alla bisogna in dispositivi di difesa d’emergenza.

Non si sa mai quel che può succedere.

Indossare un paio di gemelli, poi, fa capire immediatamente al vostro interlocutore che siete una persona che dà estremo valore ai dettagli. E questo è davvero molto importante, nel modo di vestire come nella vita.

C’è, per finire, un piccolo piacere segreto – lo confessiamo – ed è che i gemelli sono un oggetto utile per passare il tempo, soprattutto nei momenti in cui scorre a fatica. Nessuno lo ammetterà mai, ma girarli e rigirarli all’interno del polsino, non visti, durante una importantissima riunione di lavoro che si protrae già da ore e che con ogni probabilità andrà avanti per altrettante, è rilassante e liberatorio quanto una seduta di Hata yoga. Garantito.

Per rendere omaggio a questo fondamentale e divertente accessorio della moda maschile, The Savile Club ha realizzato una linea esclusiva di gemelli dedicata alle passioni uniche di ciascuno. Realizzati in argento e smalto colorato, i gemelli Savile Club hanno una personalità pop e ricercata al tempo stesso, che li rende adatti a qualsiasi abbinamento – da quelli formali, che vengono così caratterizzati e sdrammatizzati con un pizzico di ironia, a quelli più informali, dove il limite è soltanto il nostro gusto e la nostra voglia di osare.


Focus invernale – La sciarpa di cashmere
  • 15 Gennaio, 2018/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 168 comments /
  • Under : Culture

La sciarpa di cashmere non ha bisogno di introduzione alcuna: regina delle nevi – e delle serate passate in baita ad alta quota o a passeggiare per la città – è uno di quegli accessori che, da solo, definisce completamente un outfit. Basta posarla con distrazione sopra il bavero di un cappotto, oppure – in pieno stile easy chic – portarla aperta su un maglione con scollo a V – e subito quello stile “elegante senza sforzo alcuno” è fatto.

Capo di lusso per eccellenza, la lana di cashmere deve alla sua provenienza esotica parte del suo prestigio. Originaria inizialmente del Kashmir, regione del nord dell’India, la sua produzione principale è sempre stata appannaggio del grande Oriente: Cina, Mongolia, Turchia. È stato però in Europa, in particolare Gran Bretagna e Francia, che questo tipo di lana ha trovato la sua lavorazione più sofisticata nel corso del tempo, per entrare di diritto tra quegli accessori irrinunciabili che trasmettono eleganza al primissimo sguardo.

The Savile Club desidera attribuire alla sciarpa di cashmere 100% il ruolo che merita, a metà tra gentleman moderno ed eleganza di inizio secolo (scorso, ovviamente). Vi sarà possibile scegliere il colore, la fantasia e la consistenza che più vi rappresenta, per creare una sciarpa che sia solo vostra, versatile e declinabile con i vostri outfit favoriti. La magia di una sciarpa di cashmere, come abbiamo già accennato, sta anche in questo: la capacità di non risultare mai fuori luogo, sia sul lungomare in inverno sia in una baita in alta montagna, così come a un appuntamento di lavoro. Tutto sta a voi. E alla nostra capacità di interpretare le vostre esigenze. Fair play, come si suole dire in quel di Londra.


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The Savile Company è una sartoria dedicata a tutti i gentleman contemporanei, che offre capi e accessori unici ed esclusivi, dove le idee e le suggestioni dei nostri clienti vengono costruite insieme a loro, passo dopo passo. Per rendere questo possibile, ci affidiamo ai migliori artigiani del Made in Italy, in una continua ricerca ed evoluzione.
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