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Dettagli di stile:
il mocassino
  • 22 Dicembre, 2017/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 1 comments /
  • Under : Culture

Come si usa dire, non senza un filo di presunzione, è possibile giudicare un uomo dalle scarpe che indossa. Oggigiorno più che mai: se fino a qualche lustro fa per gli  uomini erano a disposizione soltanto due modelli antitetici di calzature – la scarpa da ginnastica da una parte e quella elegante da cerimonia dall’altra – ora la scelta a disposizione maschile è decisamente più ampia. Anfibi, sandali, scarpe flat…il modello che, secondo noi, resta uno dei più versatili e simbolo di un’eleganza tutta italiana è però il mocassino.

La sua paternità viene rivendicata, in un bailamme che dura da tempo, tra americani e italiani. La leggenda vuole che i primigeni inventori del mocassino furono proprio gli Indiani d’America, che creavano delle calzature in pelle morbida ottime sia per riposare che per correre. In realtà, il modello di mocassino più simile a quello attuale sembra si sia sviluppato negli anni Trenta negli Stati Uniti, diventando ben presto il preferito dei giovani universitari della Ivy League, che solevano introdurre un penny all’interno della mascherina sul davanti. Un’altra ipotesi vede i mocassini contemporanei come l’evoluzione delle calzature da riposo utilizzate dai pescatori norvegesi: calde e confortevoli.

Qualunque siano i suoi antenati, il mocassino moderno non ha più nulla a che vedere con la caccia nelle praterie sconfinate e i gelidi mari del Nord. Anche se la sua origine è ancora dubbia, sono sicuramente stati gli italiani ad assurgerlo a simbolo assoluto dell’eleganza casual, grazie alla tradizione calzaturiera e all’uso di materiali di primissima qualità. Il risultato è una scarpa in grado di risultare perfettamente consona sia con un abbigliamento formale sia per un aperitivo rilassato vicino al mare. Il mocassino resta, in ogni caso, una calzatura da tempo libero e come tale viene liberamente interpretata: durante l’estate, lo si abbina con bermuda di cotone o lino e una sempreverde polo da tennis; quando la stagione si fa più fresca, è perfetto con i jeans o con pantaloni dal taglio stretto e una camicia. Indossarlo equivale a una decisa dichiarazione di stile: mi piacciono le cose belle e ben fatte ma anche confortevoli, per un piccolo lusso che non rinuncia alla comodità.


Tirati su        
      
  • 22 Dicembre, 2017/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 2.265 comments /
  • Under : Culture

Le bretelle sono un accessorio originale e senza tempo che trasforma istantaneamente un look ordinario in qualcosa di estremamente personale. Ritornate prepotentemente in auge negli ultimi anni – grazie a cantautori di classe e broker appassionati di stile – le bretelle hanno una storia molto complessa e affascinante, spesso legata ai cambiamenti di costume della società.

Fatta la loro comparsa per la prima volta nella Francia del 1700, fino a metà del secolo scorso sono però state considerate alla stregua di un indumento intimo – addirittura ortopedico  – da non mostrare assolutamente in pubblico.

In seguito, le bretelle hanno sviluppato una duplice personalità: tocco di classe estremo, basti pensare allo charme inconfondibile degli attori dei film in bianco e nero, oppure elemento di stile sovversivo, ispirato all’abbigliamento di protesta degli skinheads britannici degli anni Sessanta.

Ma è nel 1987, grazie all’indimenticabile personaggio di Gordon Gekko, magistralmente interpretato da Michael Douglas, che le bretelle si affermano definitivamente come tratto distintivo dell’uomo di successo, che può permettersi anche quel tocco di originalità in più proprio perché è certo della suo stile unico. Perfette come dettaglio finale su una camicia bianca dal taglio classico, la personalità di chi ha scelto le bretelle come accessorio peculiare si percepisce sin dal primo istante: fuori dalle righe, con un’eleganza originale e mai urlata, difficile da dimenticare. Un dandy moderno, dal look preppy e un po’ retro, che ama giocare con la sua immagine.


SOUTH GARAGE – L’essenza del su misura
  • 22 Dicembre, 2017/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 6 comments /
  • Under : Culture

“L’ESALTAZIONE DELL’ESSENZA” è il percorso che porta all’essenza delle cose, questo è il concetto che esprime al meglio la filosofia di SOUTH GARAGE. 

 ESALTAZIONE DELL’ESSENZA intesa come eliminazione  del superfluo, valorizzazione della manifattura e della qualità dei materiali, quali sinonimo di esclusività, stile e di un’eleganza ricercata.

In un mondo ossessionato dal culto delle apparenze c’è una preoccupante scarsità di eleganza, si tende all’esagerazione per “far colpo” a tutti i costi, a strafare. L’eleganza non è appariscente. È stile, consapevolezza, misura. Un’equilibrata mescolanza di istintivo buon gusto e di scelte precise, di cura della sostanza e minuziosa attenzione a ogni dettaglio perché, come si usa dire, “L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare.” 

La sobrietà non è sacrificio, rinuncia, pauperismo. 

È la capacità di scegliere ciò che serve, anche da un punto di vista estetico, e ciò che invece non solo è inutile, ma spesso è ingombrante e fastidioso. 

Complicare è facile, semplificare è difficile. 

Un progetto per raggiungere la sua piena efficacia e chiarezza deve evolversi verso la semplicità, il vero genio è trasformare una funzione complessa in una soluzione semplice e concretamente efficace. Un percorso che per la realizzazione di un prodotto semplice ma non banale, bello e funzionale, procede di scelta in scelta, dalla complessità all’essenzialità fino al punto in cui nulla può essere  aggiunto e nulla tolto, la misura esatta, la giusta proporzione. 

La ricerca della semplicità, l’artigianalità italiana, la massima attenzione alla qualità della materia prima e del lavoro, la cura del dettaglio e passione per il bello sono questi gli ingredienti che danno vita ai nostri prodotti. 

Ed è proprio ispirandosi a questi valori che SOUTH GARAGE ® ricerca, sviluppa e produce linee di accessori, che semplicemente sostituiti agli originali ti permettono di personalizzare il look della tua moto in base al tuo stile “create your own visual style” 

Questi oggetti rappresentano un punto di svolta introducendo nel mondo delle “motociclette” i concetti di “autore”, ”progetto” e “design”. 

L’obiettivo è quello di cercare di cambiare il punto di vista: guardare ogni cosa fuori dal coro e dagli schemi prestabiliti, estraniare gli oggetti dal proprio contesto di appartenenza e donargli una nuova vita. 

La moto diviene sinonimo di arte, lusso e artigianalità in una reinterpretazione arricchita di qualità, stile e tecnologia. 

Non vendiamo semplicemente un prodotto, ma un’esperienza unica e coinvolgente. Non si acquisterà un comune oggetto, bensì il valore della creatività di chi l’ha pensato e della professionalità di chi l’ha realizzato. 


Style details: Backpack and duffle bags
  • 22 Dicembre, 2017/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 5.227 comments /
  • Under : Culture

The Savile Club accessories are made just like our clothes – to measure. They are handcrafted to fully reflect every customer’s creative freedom. You can choose their composition, colour combination and the shape of every complementary detail to match your very own personal taste.

 We have elected to maintain a clean, essential style, where the utmost quality of the materials and the extreme care for every slightest detail stand out the most. These timeless features transcend any current trend.

Backpack

 Backpacks have raged back to the fore – and now we’re wondering if they ever even left. Backpacks can be extremely practical while making a powerful style statement. Leather backpacks have an irresistible rock’n’roll attitude and down-to-earth spirit that enchants carriers and beholders alike. Backpacks go great with a casual look, emphasising its carefree air; and they are also a terrific match for more traditional outfits, creating an effect that is bound to leave its mark.

We opted for a sack model, since it’s always current and suits every age group. The straps are attached with traditional metal rivets and feature adjustable links. The snap-hook catch gives the backpack an urban touch. Bikers will love the inside pocket where you can safely store all your personal belongings even at break-neck speed.

Men’s duffle bag

 Just like a backpack, a duffle bag – be it for travelling or just for leisure – is much more than a complementary accessory. It’s the key to carrying around in style everything we’re fond of.

 Made from leather or cloth, men’s duffle bags have a retro, slightly neglected and therefore deeply fascinating air. They recall the great travellers who made the history of literature and of great male style; pristine places; long journeys where sunset fades into sunrise. Today, duffle bags are the perfect idea for a quick week-end, a trip to the gym or simply for when you need that little extra room.

To make this practical and elegant week-end duffle-bag we drew inspiration from the bag doctors used to carry around. See the side links at the beginning and the end of the zip, the particular catch, the adjustable handle and the two handy inside pockets.


Il guardaroba del gentleman        
  • 22 Dicembre, 2017/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 4.916 comments /
  • Under : Culture

Un buon guardaroba, per un gentleman contemporaneo, non è soltanto un vezzo di stile. È, altresì, uno strumento indispensabile per organizzare i propri look e le proprie giornate, oltre che un perfetto complemento d’arredo e un angolo della casa dedicato esclusivamente a se stessi e a ciò che più appassiona.

Che sia molto moderno, in vetro e acciaio, o vecchio stile con interni di mogano e la tanto controversa moquette, magari bordeaux, il guardaroba dice molto del suo proprietario. C’è chi si trova a proprio agio nell’ordine più assoluto, con le camicie organizzate per colore e foggia, le scarpe suddivise rigorosamente per generi e i pantaloni in scala cromatica. Altri, senza dubbio, preferiranno una sorta di piacevole caos bohémienne, confuso solo all’apparenza, dove gli abiti e gli accessori si mescolano con altri oggetti – quali libri preziosi di fotografia, piccoli complementi d’arredo, perfino tecnologia. Invitare qualcuno a vedere il proprio guardaroba corrisponde a un’ammissione di fiducia pari a poche altre. In quel momento, si sta dando a quella particolare persona la possibilità di guardare in uno spiraglio della nostra personalità più profonda, un luogo molto intimo dove quello che siamo veramente si esprime al suo massimo.

Abitualmente, il guardaroba di un gentlemen prevede alcuni pezzi-chiave, iconici e senza tempo: un completo sartoriale blue navy, una camicia bianca su misura di ottima fattura, un maglione dolcevita a collo alto, una scarpa in stile Church’s. Accanto a questi pezzi trovano posto le piccole e grandi ossessioni di stile: c’è chi ha un’intera parete dedicata alle sneakers, magari bianche, che danno il loro meglio abbinate a completi classici; chi ha la passione delle cravatte – o delle pochette da taschino – e ne possiede a decine; altri, invece, sanno di non poter rinunciare a una selezione di giacche su misura che differiscono soltanto di pochi toni cromatici. Quello che più conta è che il guardaroba racconti – in maniera più o meno sussurrata – della persona che c’è dietro, e questo avviene sia con il suo contenuto sia, come abbiamo visto, con la sua struttura. Il design italiano – pulito, elegante e funzionale, resta la scelta preferita di molti, in qualsiasi parte del mondo. In alcuni casi, il guardaroba si fonde armoniosamente con la stanza da letto, della quale diventa una propaggine naturale; in altri, invece, rappresenta un’area a sé stante della casa, dedicata interamente a vestiti e accessori. Qualcuno, poi, decide anche di creare una piccola area studio nel proprio guardaroba abitabile, dove rifugiarsi per riflettere o per completare qualche lavoro dell’ultimo minuto.

In conclusione, il nostro guardaroba racconta di noi, in modo essenziale e definito, in un dialogo senza fine tra stile e personalità.


Pensieri, storie e sogni divini        
  • 22 Dicembre, 2017/
  • Posted By : tsc_admin/
  • 13 comments /
  • Under : Culture

Con questa rubrica vorrei portarvi con me in un viaggio alla scoperta di piccolissimi produttori che hanno tramutato i loro sogni in una bevanda…il vino…che affascina da millenni gli uomini.
La storia di oggi, anzi, il sogno di oggi riguarda un personaggio strano che, insieme alla sua compagna di vita, decide di iniziare una nuova avventura “su uno scoglio”. È così che Andrea Pedrani e sua moglie Federica Marcora amano chiamare l’isola di Panarea.

Una favola al rovescio, che per una volta non racconta l’ennesimo abbandono di un siciliano della sua terra per andare a cercare fortuna fuori, ma di un milanese – anzi due – che lascia la metropoli lombarda per rifugiarsi per sempre a Panarea a fare vino.
Andrea Pedrani (nella foto con la compagna Federica) cinquantenne, figlio di un industriale milanese che negli anni ’50 ha trovato la sua Itaca a Panarea, decide di abbandonare la vita cittadina alla volta di una delle più piccole delle sette isole Eolie. Una decisione ferrea, un taglio netto col passato, la volontà di recuperare la casa del padre e il terreno circostante e vivere per sempre della semplicità di quest’isola coltivando mezzo ettaro di vigna a Malvasia. Crea, così, l’unico esperimento vitivinicolo attualmente attivo sull’isola.
“Mio padre – racconta Andrea – arrivò su quest’isola alla fine degli anni cinquanta perché avevo una mamma che nel dopoguerra amava prendere il sole completamente nuda e per quell’epoca era un vero e proprio scandalo.
Visto questo richiamo alla libertà più totale che ruggiva nell’animo dei miei genitori, hanno scelto di costruirsi una casa in un paradiso incontaminato fatto solo di prati mare e capperi.
Mio padre, da quel momento, fu libero di vivere senza abiti e costrizione, potendo fare l’amore con mia madre sui terrazzi di casa nella natura più selvaggia che allora l’Italia poteva offrire, in totale riservatezza.
Quando venne a mancare, mi donò la sua proprietà – io e mia moglie decidemmo a quel punto di piantare nel suo giardino una vigna molto speciale”.

“Fino a tre anni fa facevo la vita di un qualsiasi milanese, uscivo spesso, andavo in giro per locali e gestivo la palestra di cui sono proprietario in centro città”. Poi, d’improvviso, il bisogno di pace e di indipendenza, la voglia di vivere di quello che la terra ti può offrire. Un biglietto di sola andata per Panarea insieme alla mia compagna Federica – e tutto diventa chiaro. Ho recuperato così la bellissima casa costruita da mio padre e i terreni sottostanti. È qui che mio padre diceva di innamorarsi ogni giorno di mia madre, tra questo pezzo di terra e il blu di questo mare. Ed è qui che io ho deciso di rimanere”.
I due milanesi hanno rinunciato così alla mondanità, perfino a quel briciolo di frivolezza di cui vive Panarea un mese all’anno. Ora sono un motorino “Si” di trent’anni fa e un aperitivo in due sulla terrazza di casa a renderli felici.
L’emozione è tanta e si percepisce nelle loro parole. L’emozione è la stessa sensazione che accompagna ogni giorno Andrea e Federica in vigna all’alba. “Ci svegliamo presto e cominciamo a lavorare. Ogni giorno è una battaglia contro qualcosa di diverso, prima i conigli, poi gli uccelli. Ma difendiamo la nostra vigna con le unghie e con i denti”, racconta divertita Federica. La più grande sfida, però, è stata quella con la fillossera che ha colpito la vigna un anno fa e che in poco tempo stava distruggendo le piante. “Eravamo terrorizzati. Abbiamo preso un aliscafo per Salina col cuore in pena e siamo andati a bussare alla porta di Nino Caravaglio, che in poco tempo ci ha tranquillizzati e ci ha detto cosa fare. Nel giro di qualche mese la vigna è tornata rigogliosa e oggi abbiamo dei grappoli grossi e sani”, spiega Andrea mentre mostra compiaciuto le foto del vigneto a Caravaglio, definendolo “il papà dei suoi grappoli”. Anche per Nino quella di Panarea è una sfida, un esperimento che ha abbracciato con curiosità e che ha portato il nome di entrambi sull’etichetta.
Da questa avventura è nata LINSOLITA ,volutamente senza apostrofo. Si tratta di una malvasia di Panarea, chiamata così perchè nel 2011 – anno della prima bottiglia – era l’unica malvasia eoliana in purezza vinificata a secco.
Le isole Eolie sono famose nel mondo per la malvasia delle Lipari D.O.C.: un vino passito dolce, che viene prodotto da vendemmie tardive e successivamente essiccamento al sole dei grappoli.
LINSOLITA, invece, si presenta come un vino che esprime al meglio il territorio vulcanico su cui viene prodotta. Un vino bianco ricco di profumi elegantemente aromatici di frutti a polpa bianca e spiccate note mediterranee, con il contrasto di un gusto al palato secco e tagliente, ricco di minerali e sapidità come solo i vulcani come l’Etna, le Eolie e Pantelleria sanno esprimere.
Così termina il primo capitolo di questa favola, con un abbraccio sinergico tra un milanese ed un santamarianese uniti dall’amore per la stessa uva. E come tutte le favole, anche questa conserva una morale: “Siamo sicuri che rincorrere le lancette sia la chiave della felicità? Non dovremmo forse seguire l’esempio di Andrea e Federica? Non staremo forse sbagliando tutto? Ma soprattutto, la felicità non sarà mezzo ettaro di vigna a Panarea?”.


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The Savile Company è una sartoria dedicata a tutti i gentleman contemporanei, che offre capi e accessori unici ed esclusivi, dove le idee e le suggestioni dei nostri clienti vengono costruite insieme a loro, passo dopo passo. Per rendere questo possibile, ci affidiamo ai migliori artigiani del Made in Italy, in una continua ricerca ed evoluzione.
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